sentierando nel Ponente Ligure

Camminare è per sua forma esistere

07.09.2013 Anello Finalborgo Rocca Carpanea Rocca di Perti Finalborgo

su settembre 10, 2013

Reduci da due giri piuttosto impegnativi sia come percorrenza che come distanza in auto e complice l’assenza di alcuni amici del gruppo decidiamo di fare un breve giro nell’entroterra finalese ripercorrendo sentieri a noi ormai noti ma con possibili sorprese sempre dietro l’angolo…..ed infatti anche stavolta abbiamo portato a casa qualcosa di nuovo. Ma andiamo con ordine. La partenza è da Finalborgo, imbocchiamo la Via Beretta che sale verso i castelli. Prima il San Giovanni e poi il Govone giungendo cosi’ rapidamente a Perti. Qui proseguiamo su un tratto asfaltato in direzione di Montesordo sino a giungere a Case Valle, bel nucleo di case ristrutturate. Qui abbandonata la rotabile imbocchiamo a dx un sentiero che passa dapprima su di un ponticello e poi devia a destra con chiara indicazione per Sant’Antonino. Ora si comincia a salire tra bella macchia mediterranea con qualche bello scorcio sulla sottostante valle nonche’ sulla valle Aquila in direzione Finalborgo. Giunti a circa 2/3 della salita sulla sinistra, segnalato da pittura verde (per la verita’ ormai abbastanza sbiadita) sul tronco di un albero, inizia un sentiero che in breve ci condurra’ alla Grotta dell’Edera. E’ una piccola digressione dal percorso principale che pero’ vale la pena fare. La grotta dell’edera, nota agli scalatori, è una specie di cilindro cavo roccioso originatosi dal crollo della volta, ed avente un punto di accesso alla base e due punti di visualizzazione uno mediano ed uno superiore. E’ un luogo sicuramente affascinante e caratterizzato dalla presenza di piccoli alberi(elci e frassini) che sbucano da fessure della roccia in un apparente precario equilibrio. Tornati sul sentiero principale riprendiamo a salire in direzione del Castrum Perticae e di Sant’Antonino che pero’ non raggiungiamo perche’ gia’ oggetto di visite precedenti ma che invece vi consiglio assolutamente di visitare (in fondo a questo resoconto alcuni riferimenti storici). Poco prima di giungere al Castrum sulla sinistra si diparte un sentiero non segnalato che pero’, nel tentativo di raggiungere la parte superiore della grotta dell’edera appena vista, imbocchiamo e che dopo qualche titubanza iniziale si rivelera’ come una percorrenza assolutamente gradevole ed alternativa alla classica via per la Rocca Carpanea. In pratica il sentiero percorre il bordo del Bric Scimarco dalla parte della Valle Unia arrivando poi a congiungersi in un quadrivio abbastanza evidente con altri 3 sentieri. Di questi il primo a sinistra(indicato dal numero 14 con vernice sbiadita e che percorreremo) scende per via insolita con qualche bel passaggio tra roccette alla Grotta Pollera. Quello mediano di dirige invece, sempre scendendo, in direzione Pian Marino passando di fianco alla Grotta della Pozzanghera ed infine quello sulla destra si riporta nel cuore della Rocca Carpanea congiungendosi con quella che abbiamo definito la via classica della Rocca in direzione del Bric del Frate.(questa descrizione risultera’ piu’ chiara guardando la foto del percorso e la traccia kmz in allegato, che trovate piu’in basso in cui in giallo vedrete il percorso classico ed in rosso invece il nostro giro). Come detto scendiamo alla Pollera col suo ampio antro di ingresso e dopo una breve sosta continuando la discesa arriviamo ad incrociare il sentiero che proviene da Pian Marino. Lo attraversiamo scendendo nel rio e risalendo sull’altra sponda sbucando in un attimo davanti alla cappelletta di San Carlo. Anche in questo caso non arriviamo all’ampio prato di Pian Marino perche’ abbiamo ancora in programma la Rocca di Perti. Breve pausa nell’area picnic di Montesordo e poi iniziamo a risalire l’evidente sentiero che si dirige verso la Rocca di Perti. La salita in questo tratto è un po’ piu’ impegnativa ma all’ombra e sempre su buon fondo. Arriviamo ad un bivio dove svoltando a destra ci si dirige alla croce di vetta della rocca. Con un ultimo sforzo siamo su. Bellissimo il panorama sulla sottostante Val Pora e sulla costa che giunge alla Gallinara oltre alla vista del Carmo e dell’Agnellino. Un attimo di contemplazione e poi tornati sul bivio di cui prima iniziamo a scendere per la Via del Purchin indicata da un simbolo con una v ed una p che hanno la gamba della p in comune. Il purchin (in dialetto)  e’ quel simpatico insetto che toccato si chiude a palla per difesa e che sembra si trovi in abbondanza nella zona. Il sentiero inaugurato non da molto è opera di un riadattamento e di un encomiabile lavoro del CAI di Finalborgo. Scendendo si passa nelle vicinanze di una cava abbandonata ed infine con un ultimo tratto piu’ piano e rettilineo si giunge alla chiesa di Sant’Eusebio a Perti gia’ incontrata all’andata provenendo da Finalborgo. Sosta presso la fontana e poi per la via dell’andata discesa veloce a Finalborgo.

Riferimenti storici: IL CASTRUM PERTICAE E SANT’ ANTONINO

Il Castrum Perticae (dal latino castello, fortezza, di Perti) è oggi ciò che resta di un antico borgo fortificato, in una località frequentata fin dalle epoche più remote. Di esso appaiono le protezioni ad occidente e a meridione costituite da un doppio ordine di mura, di cui si possono tuttora rinvenire alcuni resti semisepolti da una fitta vegetazione mediterranea con predominanza di leccio. Sui lati settentrionale ed orientale, invece, la protezione era già assicurata, in forma del tutto naturale, dalle precipiti pareti rocciose dell’ altura. Nell’angolo di Nord Ovest si innalzava una torre a tre piani, separati da solai in legno, con monofore ( VI sec. ) ed appena ad Est di essa, nella cinta muraria esterna si trovava la prima porta di ingresso. L’accesso alla parte interna del Castrum era su una rampa sorretta da muri in pietre a secco; il piano superiore era probabilmente caratterizzato da una struttura merlata. Le mura esterne garantivano un’adeguata protezione dagli attacchi nemici pur avendo uno spessore di soli 60 centimetri circa, poichè date le caratteristiche impervie del luogo, non sarebbe stato possibile usare macchine da assedio. All’interno del Castrum si distinguevano almeno tre costruzioni con il basamento in pietra, pareti in legno ed il tetto in legname e paglia. All’interno delle costruzioni numerosi reperti archeologici tra cui monete bizantine. La prima costruzione si suppone abbia avuto funzione di deposito di riserve alimentari e ciò è confermato dal ritrovamento di numerose anfore, molte delle quali di provenienza nordafricana. Il secondo edificio si suppone che sia stato utilizzato come deposito di attrezzi poiché all’interno vi erano pesi da pesca di piombo. Di minor dimensione era invece la terza struttura di cui non si riconosce con certezza l’utilizzo. Numerosi anche i ritrovamenti di ceramica pregiata (anteriore al VII sec.) proveniente anche dall’area cartaginese e tunisina, utilizzata per consumare e conservare cibi, oltre a oggetti di abbigliamento femminile quali fibule e placchette conservate al Civico Museo di Finalborgo del quale si raccomanda la visita. Il sito fu frequentato ovviamente anche nei secoli successivi. La prima scrittura in cui si fa esplicito riferimento al Castrum Pertice è il Diploma del 6 giugno 1162 con cui Enrico I detto “il Guercio” venne investito della Marca di Savona da Federico Barbarossa. Sulla collina interna all’antico Castrum si innalza la Chiesa di Sant’ Antonino. Dedicata ad un soldato reso santo, fu costruita nel primo trentennio del secolo XI ad aula unica e con una cripta. La chiesa conserva intatta l’abside che volge a oriente ed è decorata con rustici archetti ciechi binati a due ordini di monofore. Il fianco Nord presenta un portale romanico a doppio giro di conci. Sfruttando il naturale dislivello roccioso, la costruzione fu realizzata ricavando una cripta a cui si arriva tramite una rozza scala. Dalla cripta si scende con qualche difficoltà in un cunicolo naturale lungo una decina di metri e terminante su un pozzo verticale. Secondo la tradizione, le donne finalesi, il giorno di S. Antonino consultavano un oracolo che abitava il sotterraneo per ricevere informazioni sui mariti, lontani da casa perché imbarcati. A destra dell’ingresso, entrando, si può osservare ciò che resta della buca delle elemosine, con un semplice ma curioso “sistema antifurto”. Purtroppo l’intera struttura, nonostante parziali interventi di recupero, versa in stato di degrado e di incuria.

Lunghezza: sono solo 8,5 km con non molto dislivello, l’ideale per una escursione non troppo lunga ne’ faticosa nel Finalese.

Giudizio: percorso facile ma con moltissimi spunti storici, paesaggistici, botanici lungo il percorso.. Come gia’ spiegato nel resoconto, nella traccia kmz allegata trovate il giro classico in giallo ed in rosso invece la variante da noi utilizzata.

File Google Earth kmz: https://app.box.com/s/7xodvni3iwgwkbhzzq5p

 percorso 07sett2013.

...a Case Valle

…a Case Valle

panorama dal Castrum

panorama dal Castrum

grotta dell'edera

grotta dell’edera

 

 

 

 

 

 

campanula isophylla sulle pareti

campanula isophylla sulle pareti

panorama dalla rocca di perti

panorama dalla rocca di perti

dalla rocca di perti

dalla rocca di perti


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