sentierando nel Ponente Ligure

Camminare è per sua forma esistere

21.09.2013 Balconata di Ormea

La Balconata di Ormea ha una lunghezza di circa 40 km (con le varianti, circa 32 senza) e percorre il versante sinistro orografico della vallata del comune di Ormea ad un’altitudine media di 1.200m. Si tratta di un itinerario adatto a tutti, senza difficoltà rilevanti. Le quote vanno dai circa 850 metri di Eca ai 1.500 metri della cappella di San Giovanni Battista in località La Colma. Il tracciato si snoda su un fitto reticolo di sentieri e mulattiere, che permettono di accorpare, suddividere, allungare, accorciare o modificare a piacimento le varie tappe. L’idea che ci è frullata per la testa  è stata quella di proporci di percorrerla in un’unica soluzione. E cosi’ è stato. Abbiamo optato per la versione senza varianti, lunga “solo” 32 km! In definitiva il percorso è unico sino a Chioraira dove esso offre due possibilita’: una piu’ lunga che passa per Aimoni e poi risale alla chiesetta di San Giovanni Battista in localita’ La Colma, l’altra piu’ breve ma decisamente impegnativa che sale anch’essa verso La Colma ricongiungendosi poi con la prima. Il percorso è decisamente ben segnato da due strisce bianca e rossa sovrapposte e da numerose paline  in legno sempre puntuali ed esaustive. Ad ogni modo, come ormai sa chi ha la bonta’ di leggere questi resoconti, siamo muniti di traccia gps da seguire come rotta. Partiamo in cinque con due autovetture, una da lasciare a Viozene per il ritorno, l’altra per giungere ad Eca punto di partenza dell’escursione. Alle ore 8.30 secondo la tabella di marcia siamo pronti a partire.

Si parte dalla chiesa di San Giacomo (856m), a monte della quale inizia una carrareccia in leggera salita in direzione Ovest. Ignorata una diramazione a sinistra, si percorre una mulattiera a mezzacosta tra antichi terrazzamenti, poi si sale sulla strada sterrata che congiunge Eca ad Albra. La si prende verso sinistra per qualche decina di metri e quindi sulla destra si imbocca la mulattiera che passa attraverso borgata Vacieu. Si riprende a salire nel castagneto e, dopo aver superato due piccoli impluvi, si perviene a borgata Cariò. Verso le ultime case del paese la mulattiera si dirama in due direzioni; si prende il ramo di destra, che conduce ad una sterrata. La si percorre verso sinistra fino al primo tornante, dove si passa sull’asfalto. Si lascia la strada per scendere a destra giungendo prima al cimitero e poi alla bellissima chiesa del Santo Sudario ad Albra, dal cui porticato si può ammirare un aperto panorama sulla città di Ormea e la sua conca. Da qui un’erta discesa conduce alle ultime abitazioni del paese, dove si prende un sentiero a mezzacosta in direzione Ovest. Si penetra nel profondo vallone del rio Peisino (“Rian d’rocche”) percorrendo alcuni tornanti impegnativi che scendono fino all’impluvio. Superato il ruscello si esce dal valloncello grazie ad un traverso su uno scosceso versante. Si torna su comoda mulattiera e si raggiungono la chiesa della Santissima Trinità e San Matteo a Villaro (1.036m). La chiesa, risalente al 1720, merita una visita; degni di nota anche alcuni seccatoi delle castagne ancora funzionanti in autunno. Dalla chiesa della Santissima Trinità e San Matteo a Villaro si gira a destra sulla strada comunale in asfalto. Poco dopo si prende una stradina, sempre asfaltata, che si dirama sulla destra, per poi lasciarla qualche decina di metri dopo continuando in salita su mulattiera ai bordi del castagneto. Si raggiunge borgata Lunghi seguendo a sinistra la mulattiera che, in corrispondenza del cimitero, riconduce sulla strada comunale asfaltata. Si procede sulla strada verso destra per diverse centinaia di metri, fino al primo tornante, dove la si lascia per continuare a sinistra su carrareccia. Giunti alle Case Airola si comincia a scendere su mulattiera, mantendendosi a destra nei pressi di un piccolo pilone. Al bivio seguente si trascura una vecchia mulattiera a sinistra per proseguire a destra su un sentiero in piano che sfocia in una pista inerbita che arriva da Ormea. La si segue verso destra e si giunge ad una fontana e ad un bivio. Qui si prende a destra, in salita, transitando a monte di Case Gialatti e toccando il bel pilone delle Caranche, che grazie alla sua insolita volta a botte rappresenta un possibile riparo in caso di brutto tempo. Di qui si continua in salita lungo la sterrata che spiana nei pressi del rio Conche, che viene superato su ponticelli in legno, posti uno di seguito all’altro. Sulla sponda opposta si traversa a mezzacosta tra vecchi terrazzamenti e si guadagna la borgata di Perondo Sottano, annunciata dai resti della chiesa di San Maurizio. Si passa attraverso la borgata lasciando la mulattiera e piegando a destra su un sentierino. Si perviene ad un panoramico costone roccioso, in corrispondenza del quale ci si imbatte nei resti piuttosto evidenti della vecchia mulattiera selciata che sale da Valdarmella e che qui sulla destra presenta la diramazione per Perondo Soprano.Si procede diritti, scendendo su mulattiera attraverso notevoli castagneti da frutto e arrivando a Valdarmella. Giunti sulla strada asfaltata, la si prende verso destra in salita e la si lascia al primo tornante per proseguire sulla sterrata. Pochi metri dopo si abbandona la sterrata e si procede su mulattiera, che si lascia quasi subito per imboccare il sentiero a sinistra in discesa, che porta ad attraversare il torrente Armelia su ponte in legno. Dopo una ripida salita si giunge alla Colla di Chionea e si scende sul versante opposto lungo una mulattiera selciata che in breve porta alle case di Chionea (1.102m) e alla chiesa di Santa Maria Assunta. Da qui ci dirigiamo verso Chioraira dove come gia’ anticipato il camminatore ha la doppia opzione di percorso gia’ spiegata all’inizio. Imbocchiamo a destra la diramazione sterrata per località La Colma. Si guadagna quota con ampi tornanti, si supera borgata Rizzi, si lambisce un castagneto e si sale prima a borgata La Costa, poi alla manciata di case di borgata Colletto. Poco oltre le abitazioni si continua a sinistra su una stretta pista forestale inerbita che si lascia per un sentiero in salita sulla destra. Si risale il pendio e ci si immette sull’ampia sterrata che sale da Aimoni e che rappresenta il percorso principale della Balconata. Seguendo la strada verso destra in breve si perviene alla piccola cappella di San Giovanni Battista e all’ampia dorsale prativa di località La Colma, da dove si continua per Quarzina (1.332m). In questo tratto il percorso è decisamente impegnativo e chiude in pratica la parte di Balconata con le piu’ grosse asperita’ di percorso. Da ora in poi il tragitto (se si esclude un ultimo “dente” prima di Viozene) corre in discesa o piano. Dalla chiesa della Madonna del Carmine  a  Quarzina si sale su una stradina asfaltata in direzione di Biranco e del rifugio Valcaira fino al primo tornante verso destra, dove si prende una sterrata in buone condizioni che si stacca sulla sinistra. A un’evidente biforcazione si trascura la pista di destra per il rifugio Valcaira e si continua a sinistra fino alle poche case di Biranco. All’ingresso della borgata, subito dopo aver oltrepassato un pilone e una fontana, si incontra una nuova ma decisamente meno evidente biforcazione sulla sinistra con una vecchia mulattiera. I due rami si ricongiungono in seguito, ma l’itinerario principale della Balconata si snoda lungo la sterrata fino al successivo tornante, dove si prende a sinistra una pista inerbita. Con una dolce e lenta discesa si tagliano numerosi pendii terrazzati per guadagnare una captazione dell’acquedotto. Si svolta nettamente verso sinistra e si affronta una ripida discesa nel bosco fino a raggiungere la variante di percorso proveniente da Biranco citata in precedenza. Qui si prende il sentiero che prosegue verso destra e si entra a Merea, piccola borgata dove un’unica abitazione ristrutturata è attorniata da vari ruderi. Un tratturo inerbito porta a una sterrata che si percorre fino a Fasce, graziosa borgata di piccole dimensioni. Usciti da Fasce e attraversato il rio Borgosozzo su due ponti in cemento si oltrepassano i pochi ruderi di Pollaio e si arriva ad un bivio. Si continua a sinistra in mezzo ai faggi, scendendo leggermente. Tralasciando le varie diramazioni si passa su una stradina asfaltata poco a monte delle case di Pornassino. Salendo verso destra si giunge alle case di Pian del Fò quindi, in corrispondenza di un tornante tra le case della borgata si lascia l’asfalto e si continua su pista sterrata. La si abbandona poco dopo per seguire a sinistra un sentiero invaso dalla vegetazione erbacea. Nel bosco il sentiero si fa nuovamente evidente e lo si percorre in discesa fino all’impluvio del rio Bianco, che si attraversa su ponte in legno. Proseguendo sempre nel bosco si perviene alla località Casa Bruciata, dove ci si immette su una carrareccia. La si percorre fino alla piccola strada asfaltata che collega Viozene con Cuchera. In questo tratto la pendenza è nuovamente sensibile e la stanchezza accumulata quasi alla fine del giro si fa sentire.  Si procede poi in piano verso destra e, dopo una leggera discesa, si guadagna l’abitato di Viozene (1245m).

Il racconto puo’ sembrare laborioso ma il tracciato è davvero ben segnato e sostanzialmente (tranne la scelta della variante a Chioraira) privo di possibili dubbi interpretativi.

Lunghezza: come detto nella “versione” da noi percorsa i km sono 32 con un dislivello complessivo di circa 1400 metri. L’impegno fisico è sicuramente notevole e mi sento di consigliarlo solo ad escursionisti ben allenati. Pero’ è un’esperienza magnifica ed in fondo anche una prova con se stessi e le proprie possibilita’ fisiche e mentali.

 

Giudizio: percorso decisamente affascinante, ricco di riferimenti di vita agricolo-contadina. Il continuo susseguirsi di panorami, edicole votive, piccoli borghi abbandonati e no, boschi di castagni secolari ( davvero magnifici esemplari di vita vegetale), piccoli rii, fontane di acqua sorgiva fanno attraversare la storia di queste valli che è poi la storia dell’uomo e del suo difficile rapporto con una terra non sempre benigna. Se fate una qualche ricerca su internet potete trovare ampio materiale ed anche la possibilita’ di dividere il percorso in piu’ tappe dal momento che le frazioni sono collegate da strade asfaltate con la strada principale che corre sul fondovalle di Ormea.

Traccia Google Earth kmz: https://app.box.com/s/46jjn6f6owjjemw79dmi

percorsoconvariante

mappa1

mappa1

mappa2

mappa2

mappa 3

mappa 3

castagno1castagno2

Chiesa del Santo Sudario ad Albra

Chiesa del Santo Sudario ad Albra

chiesetta San Giovanni Battista a La Colma

chiesetta San Giovanni Battista a La Colma

edicola votiva

edicola votiva

edicola votiva

edicola votiva

panorama

panorama

panorama

panorama

panorama

panorama

pizzo d'ormea

pizzo d’ormea

tipica costruzione

tipica costruzione

tipica costruzione2

torre saracena di Ormea

torre saracena di Ormea

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14.09.2013 Traversata Albenga Andora via M. Bignone, Pisciavino, Santuario M.della Guardia, Colla Micheri.

Confesso che nella preparazione dell’escursione temevo che nella seconda parte mano a mano che ci avvicinava nuovamente al litorale la (ipotetica) notevole antropizzazione togliesse freschezza e spontaneita’ al giro. In realta’ nulla di tutto questo e fatto salvo (come vedremo) due brevi tratti asfaltati il percorso si svolge tutto su splendidi sentieri nel bosco o tra macchia mediterranea e pineta. Ma andiamo con ordine. Prima ancora di iniziare il resoconto mi preme ancora una volta sottolineare l’utilita’ di utilizzare il nostro solito e fedele smartphone accoppiato all’utilissimo programma oruxmaps impostato con percorrenza della traccia, che trovate in fondo alla pagina, come rotta con un allarme a 40 metri. E’ vero spesso la segnaletica è di ottima fattura ma sicuramente in due o tre situazioni il supporto tecnologico ci ha evitato errori di percorso che ci avrebbero fatto uscire dal tracciato preparato in partenza. Detto questo il via avviene circa alle 8 da Albenga imboccando la strada asfaltata in salita che si diparte come traversa  da Via Fratelli Ruffini (per chi non fosse pratico di Albenga la zona è quella dopo il nuovo ponte sul Centa lato occidentale). Si arriva quasi subito ad un bivio in cui a sinistra si imboccherebbe la via Iulia Augusta che corre sul lato mare mentre a destra inizia una carrareccia segnalata da due pallini rossi pieni che ci accompagneranno per un lungo tratto del nostro giro. Imboccata questa ne tagliamo alcune curve come scorciatoia ( se volete potete anche proseguire lungi i due pallini rossi) iniziando a salire piuttosto decisamente giungendo in breve ad un evidente bivio in cui imboccheremo il sentiero a destra (a sinistra arrivereste lo stesso ma preferiamo la strada piu’ diretta). Il sentiero ora percorre un bel bosco aprendo lo sguardo sull’entroterra di Albenga e continuando a salire ora con qualche tratto piu’ deciso ora piu’ leggero. Giungiamo quindi alla sella del Monte Bignone e non saliamo alla croce di vetta ma proseguiamo su un evidente sentiero quasi in falsopiano che si dirige verso le  antenne che si ergono davanti a noi, Il panorama è magnifico e spesso correndo sul crinale apre la vista sia sul mare che sulla conca interna dell’entroterra albenganese. In breve siamo sul Monte Vegliasco o Pisciavino. Qui anziche’ continuare sull’ampia carrareccia che invoglia a farsi percorrere prendiamo invece a destra un sentiero sempre indicato dai due pallini rossi pieni che comincia a scendere facendo stagliare davanti a noi in bella evidenza la sagoma del Santuario della Madonna della Guardia. Il sentiero ad un certo punto termina di scendere nella sella e sbuca sulla strada asfaltata che percorriamo per pochi metri imboccando poi sulla destra un ben segnato sentiero che superando un aperto cancello di accesso ci fa giungere al Santuario “prendendolo alle spalle”. Al santuario facciamo una breve visita ed una prima pausa ristoro seduti al delicato sole di questa fresca mattina di settembre. Dal Santuario prendiamo l’evidente stradina in discesa che si riporta sull’ampio piazzale asfaltato. Qui subito sulla destra ritroviamo il nostro fedele sentiero che iniziando a scendere con direzione Caso e facendo un’ampia circonvoluzione all’interno di una magnifica vegetazione va a sbucare alla sella di Caso (ossia dove inizia il tratto in discesa dell’asfalto per l’abitato di Caso). Percorsi pochi metri in discesa sulla sinistra ritroviamo il nostro fedele sentiero che inerpicandosi in maniera piuttosto ripida sale verso la Torre di Caso, un mulino con funzioni anche di avvistamento, che ormai semidiroccato si erge sulla cima della collinetta. Da qui il sentiero riprende a scendere decisamente con un tratto di percorrenza che funge da crinale tra mare ed entroterra. Sbuchiamo alla Crocetta. Qui imbocchiamo la strada asfaltata che scende ad Alassio e che andrebbe a sbucare nei pressi del campo sportivo, la percorriamo per un tratto di circa 800 metri sino ai ruderi sulla sinistra della chiesetta di San Bernardo. Proprio di fronte alla chiesa sulla destra imbocchiamo una strada in discesa giungendo in breve ad un bivio dove imbocchiamo nuovamente la strada piu’ a destra che scende decisamente su fondo asfaltato ormai deteriorato. Qui nelle vicinanza di una bella villa di recente costruzione svoltiamo a sinistra imboccando uno stretto sentierino non segnato (in questo caso lo smartphone ci ha salvato!!!) che diviene poi piu’ pulito e che con percorso quasi in falsopiano percorre tutta la conca che divide la valle. Il sentiero in questo tratto è davvero gradevole ed anche il paesaggio che pur mostra i segni di un non lontano incendio sembra decisamente in ripresa. Percorsa tutta la conca giungiamo nelle vicinanze del campo sportivo e bucati sull’asfalto cominciamo a scendere verso Colla Micheri. Percorriamo questo tratto asfaltato fino ad una ampia piazzetta dove ci dirigiamo decisamente verso il borgo. Il panorama verso Laigueglia ed oriente è splendido ed anche la giornata non troppo calda lascia l’atmosfera abbastanza limpida. Visitiamo il bel borgo di Colla Micheri dove seduti ad un magnifico sole consumiamo il resto del rifornimento ed utilizziamo anche una fresca fontana nella piazzetta. Il silenzio e la bellezza del luogo ci ricompensano della fatica fatta. Ripartiamo poi scendendo lungo una bella strada lastricata sin dove questa lascia il passo allo sterrato. Qui giungiamo ad un bivio dove imbocchiamo a sinistra e con piacevole attraversamento di un ultimo tratto boschivo giungiamo alle prime case di Andora. Da qui ci dirigiamo verso destra alla Stazione FS. A tal proposito per chi intendesse rifare l’escursione come noi, ricordo che la traccia che trovate qui sotto prevede l’arrivo sino alla stazione e che la stazione di Andora ha solo biglietteria automatica ed è servita solo da treni regionali.

Lunghezza: circa 20 km con qualche tratto impegnativo ma nel complesso il dislivello totale non è elevato.

 

Giudizio: percorso davvero magnifico pieno di spunti panoramici, storici, nonche’ ambienti naturali davvero gradevoli. Escursione da fare. La lunghezza non deve spaventare perche’ sono presenti anche lunghi tratti in falsopiano.

 

Traccia Google Earth kmz: https://app.box.com/s/v1o3zpxn51knv0x75449

pecorso e mappe di riferimento:

percorsoImage 1Image 2

Colla Micheri

Colla Micheri

Laigueglia da Colla Micheri

Laigueglia da Colla Micheri

Torre Caso

Torre Caso

Villanova ed entroterra di Albenga

Villanova ed entroterra di Albenga

 

 

 

 

 

 

 

Santuario Madonna della Guardia

Santuario Madonna della Guardia

panorama

panorama

Gallinara salendo al M.Bignone

Gallinara salendo al M.Bignone

panorama

panorama

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07.09.2013 Anello Finalborgo Rocca Carpanea Rocca di Perti Finalborgo

Reduci da due giri piuttosto impegnativi sia come percorrenza che come distanza in auto e complice l’assenza di alcuni amici del gruppo decidiamo di fare un breve giro nell’entroterra finalese ripercorrendo sentieri a noi ormai noti ma con possibili sorprese sempre dietro l’angolo…..ed infatti anche stavolta abbiamo portato a casa qualcosa di nuovo. Ma andiamo con ordine. La partenza è da Finalborgo, imbocchiamo la Via Beretta che sale verso i castelli. Prima il San Giovanni e poi il Govone giungendo cosi’ rapidamente a Perti. Qui proseguiamo su un tratto asfaltato in direzione di Montesordo sino a giungere a Case Valle, bel nucleo di case ristrutturate. Qui abbandonata la rotabile imbocchiamo a dx un sentiero che passa dapprima su di un ponticello e poi devia a destra con chiara indicazione per Sant’Antonino. Ora si comincia a salire tra bella macchia mediterranea con qualche bello scorcio sulla sottostante valle nonche’ sulla valle Aquila in direzione Finalborgo. Giunti a circa 2/3 della salita sulla sinistra, segnalato da pittura verde (per la verita’ ormai abbastanza sbiadita) sul tronco di un albero, inizia un sentiero che in breve ci condurra’ alla Grotta dell’Edera. E’ una piccola digressione dal percorso principale che pero’ vale la pena fare. La grotta dell’edera, nota agli scalatori, è una specie di cilindro cavo roccioso originatosi dal crollo della volta, ed avente un punto di accesso alla base e due punti di visualizzazione uno mediano ed uno superiore. E’ un luogo sicuramente affascinante e caratterizzato dalla presenza di piccoli alberi(elci e frassini) che sbucano da fessure della roccia in un apparente precario equilibrio. Tornati sul sentiero principale riprendiamo a salire in direzione del Castrum Perticae e di Sant’Antonino che pero’ non raggiungiamo perche’ gia’ oggetto di visite precedenti ma che invece vi consiglio assolutamente di visitare (in fondo a questo resoconto alcuni riferimenti storici). Poco prima di giungere al Castrum sulla sinistra si diparte un sentiero non segnalato che pero’, nel tentativo di raggiungere la parte superiore della grotta dell’edera appena vista, imbocchiamo e che dopo qualche titubanza iniziale si rivelera’ come una percorrenza assolutamente gradevole ed alternativa alla classica via per la Rocca Carpanea. In pratica il sentiero percorre il bordo del Bric Scimarco dalla parte della Valle Unia arrivando poi a congiungersi in un quadrivio abbastanza evidente con altri 3 sentieri. Di questi il primo a sinistra(indicato dal numero 14 con vernice sbiadita e che percorreremo) scende per via insolita con qualche bel passaggio tra roccette alla Grotta Pollera. Quello mediano di dirige invece, sempre scendendo, in direzione Pian Marino passando di fianco alla Grotta della Pozzanghera ed infine quello sulla destra si riporta nel cuore della Rocca Carpanea congiungendosi con quella che abbiamo definito la via classica della Rocca in direzione del Bric del Frate.(questa descrizione risultera’ piu’ chiara guardando la foto del percorso e la traccia kmz in allegato, che trovate piu’in basso in cui in giallo vedrete il percorso classico ed in rosso invece il nostro giro). Come detto scendiamo alla Pollera col suo ampio antro di ingresso e dopo una breve sosta continuando la discesa arriviamo ad incrociare il sentiero che proviene da Pian Marino. Lo attraversiamo scendendo nel rio e risalendo sull’altra sponda sbucando in un attimo davanti alla cappelletta di San Carlo. Anche in questo caso non arriviamo all’ampio prato di Pian Marino perche’ abbiamo ancora in programma la Rocca di Perti. Breve pausa nell’area picnic di Montesordo e poi iniziamo a risalire l’evidente sentiero che si dirige verso la Rocca di Perti. La salita in questo tratto è un po’ piu’ impegnativa ma all’ombra e sempre su buon fondo. Arriviamo ad un bivio dove svoltando a destra ci si dirige alla croce di vetta della rocca. Con un ultimo sforzo siamo su. Bellissimo il panorama sulla sottostante Val Pora e sulla costa che giunge alla Gallinara oltre alla vista del Carmo e dell’Agnellino. Un attimo di contemplazione e poi tornati sul bivio di cui prima iniziamo a scendere per la Via del Purchin indicata da un simbolo con una v ed una p che hanno la gamba della p in comune. Il purchin (in dialetto)  e’ quel simpatico insetto che toccato si chiude a palla per difesa e che sembra si trovi in abbondanza nella zona. Il sentiero inaugurato non da molto è opera di un riadattamento e di un encomiabile lavoro del CAI di Finalborgo. Scendendo si passa nelle vicinanze di una cava abbandonata ed infine con un ultimo tratto piu’ piano e rettilineo si giunge alla chiesa di Sant’Eusebio a Perti gia’ incontrata all’andata provenendo da Finalborgo. Sosta presso la fontana e poi per la via dell’andata discesa veloce a Finalborgo.

Riferimenti storici: IL CASTRUM PERTICAE E SANT’ ANTONINO

Il Castrum Perticae (dal latino castello, fortezza, di Perti) è oggi ciò che resta di un antico borgo fortificato, in una località frequentata fin dalle epoche più remote. Di esso appaiono le protezioni ad occidente e a meridione costituite da un doppio ordine di mura, di cui si possono tuttora rinvenire alcuni resti semisepolti da una fitta vegetazione mediterranea con predominanza di leccio. Sui lati settentrionale ed orientale, invece, la protezione era già assicurata, in forma del tutto naturale, dalle precipiti pareti rocciose dell’ altura. Nell’angolo di Nord Ovest si innalzava una torre a tre piani, separati da solai in legno, con monofore ( VI sec. ) ed appena ad Est di essa, nella cinta muraria esterna si trovava la prima porta di ingresso. L’accesso alla parte interna del Castrum era su una rampa sorretta da muri in pietre a secco; il piano superiore era probabilmente caratterizzato da una struttura merlata. Le mura esterne garantivano un’adeguata protezione dagli attacchi nemici pur avendo uno spessore di soli 60 centimetri circa, poichè date le caratteristiche impervie del luogo, non sarebbe stato possibile usare macchine da assedio. All’interno del Castrum si distinguevano almeno tre costruzioni con il basamento in pietra, pareti in legno ed il tetto in legname e paglia. All’interno delle costruzioni numerosi reperti archeologici tra cui monete bizantine. La prima costruzione si suppone abbia avuto funzione di deposito di riserve alimentari e ciò è confermato dal ritrovamento di numerose anfore, molte delle quali di provenienza nordafricana. Il secondo edificio si suppone che sia stato utilizzato come deposito di attrezzi poiché all’interno vi erano pesi da pesca di piombo. Di minor dimensione era invece la terza struttura di cui non si riconosce con certezza l’utilizzo. Numerosi anche i ritrovamenti di ceramica pregiata (anteriore al VII sec.) proveniente anche dall’area cartaginese e tunisina, utilizzata per consumare e conservare cibi, oltre a oggetti di abbigliamento femminile quali fibule e placchette conservate al Civico Museo di Finalborgo del quale si raccomanda la visita. Il sito fu frequentato ovviamente anche nei secoli successivi. La prima scrittura in cui si fa esplicito riferimento al Castrum Pertice è il Diploma del 6 giugno 1162 con cui Enrico I detto “il Guercio” venne investito della Marca di Savona da Federico Barbarossa. Sulla collina interna all’antico Castrum si innalza la Chiesa di Sant’ Antonino. Dedicata ad un soldato reso santo, fu costruita nel primo trentennio del secolo XI ad aula unica e con una cripta. La chiesa conserva intatta l’abside che volge a oriente ed è decorata con rustici archetti ciechi binati a due ordini di monofore. Il fianco Nord presenta un portale romanico a doppio giro di conci. Sfruttando il naturale dislivello roccioso, la costruzione fu realizzata ricavando una cripta a cui si arriva tramite una rozza scala. Dalla cripta si scende con qualche difficoltà in un cunicolo naturale lungo una decina di metri e terminante su un pozzo verticale. Secondo la tradizione, le donne finalesi, il giorno di S. Antonino consultavano un oracolo che abitava il sotterraneo per ricevere informazioni sui mariti, lontani da casa perché imbarcati. A destra dell’ingresso, entrando, si può osservare ciò che resta della buca delle elemosine, con un semplice ma curioso “sistema antifurto”. Purtroppo l’intera struttura, nonostante parziali interventi di recupero, versa in stato di degrado e di incuria.

Lunghezza: sono solo 8,5 km con non molto dislivello, l’ideale per una escursione non troppo lunga ne’ faticosa nel Finalese.

Giudizio: percorso facile ma con moltissimi spunti storici, paesaggistici, botanici lungo il percorso.. Come gia’ spiegato nel resoconto, nella traccia kmz allegata trovate il giro classico in giallo ed in rosso invece la variante da noi utilizzata.

File Google Earth kmz: https://app.box.com/s/7xodvni3iwgwkbhzzq5p

 percorso 07sett2013.

...a Case Valle

…a Case Valle

panorama dal Castrum

panorama dal Castrum

grotta dell'edera

grotta dell’edera

 

 

 

 

 

 

campanula isophylla sulle pareti

campanula isophylla sulle pareti

panorama dalla rocca di perti

panorama dalla rocca di perti

dalla rocca di perti

dalla rocca di perti

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31.08.2013 Anello Monte Antoroto Monte Grosso da Valdinferno

La partenza è dal parcheggio sotto la chiesa a Valdinferno.Sin da subito si incontra la segnaletica che ci accompagnera’ ottimamente per buona parte del tracciato (anche se come ormai nostra abitudine utilizziamo uno smartphone su cui abbiamo caricato la traccia creata in precedenza e percorsa come rotta con tanto di allarme in caso di errore ( vedi traccia come file google earth in fondo alla pagina). Il paesaggio è da subito fantastico e complice un’aria delicatamente fresca ci mettiamo in moto di buona lena. Percorriamo un tratto iniziale in cemento che giunge sino alle ultime case abitate dopodiche’ il percorso acquista le sembianze di un sentiero. Tralasciamo alcune deviazioni alla nostra destra in direzione Rifugio Savona da una delle quali torneremo al ritorno alla fine del giro. Via via che ci si addentra verso la Colla Bassa il percorso ormai a cielo aperto acquista sempre piu’ i contorni di un paesaggio alpino. Cominciamo ad incontrare i primi lamponi e mirtilli che diventeranno un vero e proprio tappeto successivamente. Ora in lontananza si intravede l’ampia sella prativa della Colla Bassa che sara’ il primo punto di approdo da cui salire ripidamente a sinistra verso l’Antoroto e ridiscesi, a destra verso il Monte Grosso. Con salita non impegnativa e sempre in un contesto gradevolissimo giungiamo alla Colla Bassa. Da qui dopo una breve sosta per ammirare lo splendido paesaggio che aggetta sulla valle sottostante (rifugio Manolino) con svolta a sinistra iniziamo la salita verso la cima dell’Antoroto. Purtroppo dispettose nuvole bianche cominciano a velarne la vetta facendoci disperare di poter ammirare lo splendido panorama ma tant’è iniziamo a salire. Il sentiero è davvero impegnativo con qualche tratto leggermente scivoloso ma sempre con buon fondo. I fianchi della montagna sono ancora ricoperti di fiori malgrado la stagione ormai inoltrata e questo rende la salita un po’ meno arcigna. Superato il tratto piu’ duro il percorso diviene meno in pendenza attraversando un paesaggio divenuto ora piu’ prativo. Giungiamo cosi’ all’antivetta dove un ultimo cartello ci indica la direzione e gli ultimi 50 metri di dislivello da compiere. Detto fatto e finalmente compare la croce di vetta con il libro sul quale apponiamo le nostre firme con un pensiero di Lele. Purtroppo i cattivi presagi sulle nuvole si avverano ed il panorama ne risente anche se un timido sole ci illumina mentre mangiamo qualcosa e brindiamo con un buon bianco che Marino ha trasportato sino a quella quota. Per chi legge queste note un racconto vale l’altro ma per il nostro gruppo l’Antoroto è l’Antoroto!!!!!Riprendiamo quindi a scendere per il percorso di andata sino a tornare in breve alla Colla Bassa. Da qui ripartiamo in salita verso il monte Grosso indicato da un cartello ben evidente. Il sentiero si inerpica lungo il fianco della montagna e sovente se ne perdono le tracce ma la direzione è obbligata ed alzando la testa si vede la cima del monte a cui dobbiamo giungere. In questo tratto il percorso è nuovamente impegnativo reso piu’ piacevole pero’ dal paesaggio e dal panorama. Giungiamo quindi sulla sommita’ segnalata da una piccola torretta di pietre. Da qui lo sguardo spazia nuovamente in tutta la Valdinferno e si intravede in lontananza la costruzione del Rifugio Savona. Il percorso corre in cresta e raggiunge una stazione di arrivo di un impianto di risalita. Da qui per giungere al rifugio si puo’ seguire l’ampia carrareccia sterrata oppure in corrispondenza di una montagnola sassosa ben evidente scendere “a vista”  nella conca completamente ricoperta di mirtilli e rododendri. Questo è cio’ che facciamo ed è piacevolissimo utilizzare( senza danneggiare) questa moquette naturale morbidissima. Con un ultimo tratto in cui il sentiero torna evidente giungiamo al rifugio. Qui utilizziamo la fonte e facciamo una breve pausa. Da qui per tornare alla partenza abbiamo disponibili varie possibilita’ ed utilizziamo la traccia precaricata ma comunque tutti i sentieri che si incontrano sulla destra scendendo vanno a ricongiungersi alla strada cementata che abbiamo incontrato all’inizio.

Lunghezza: circa 13 km con un dislivello abbastanza impegnativo soprattutto nelle ripide salite alla vetta dell’Antoroto e del Monte Grosso.

 

Giudizio: percorso davvero affascinante in uno splendido contesto paesaggistico e naturalistico. La fatica viene ampiamente ripagata dai panorami. Tutto sommato un percorso per tutti anche se è necessario un minimo di allenamento.

file Google Earth: https://app.box.com/s/x1li9fhi4otxyn0p5qrg

percorsoalla partenzaAntoroto Colla Bassa Monte Grossoantoroto_da_san_bernardoColla Bassacroce vetta Antorotopanorama dal monte Grosso

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24.08.2013 Anello del Monte Galero da San Bernardo di Garessio

Dopo la pausa estiva riprendiamo le nostre escursioni ricominciando dal Monte Galero. E’ un giro che per motivi vari abbiamo rimandato piu’ volte e che finalmente possiamo effettuare. Partenza di buon mattino da Finale direzione Garessio. Il punto di partenza sara’ l’ampio spazio posto proprio in cima al passo di San Bernardo. In circa un’ora siamo giunti e dopo aver lasciato l’auto ed attraversato la statale imbocchiamo l’ampia carrareccia che inizia ben evidente davanti a noi. Il percorso risultera’ ben segnato ovunque e non porra’ mai problemi, comunque per evitare errori portiamo sempre con noi il fedele smartphone con la traccia gia’ preparata a casa. Il tratto iniziale è facile sul fondo compatto dell’ampia strada sterrata. Passiamo davanti all’imponente pala eolica e ci inoltriamo nel bosco. La pendenza è appena accennata. Tralasciamo alcune deviazioni sulla destra e proseguiamo cosi’ sino a quando l’ampia strada si restringe divenendo un sentiero. Ora il percorso diviene “piu’ vero” entrando in un bellissimo bosco e cominciando a salire piu’ decisamente . L’aria frizzante rende il percorso davvero gradevole. Giungiamo cosi’ ad un evidente bivio in cui entrambe le indicazioni indicano il Monte Galero ma una fa riferimento ad una variante breve e l’altra ad un percorso piu’ lungo(e presumibilmente meno ripido). Imbocchiamo la variante breve e cominciamo a salire questa volta in maniera sensibile. Il tratto di circa 500 metri è davvero impegnativo facendoci guadagnare quota in maniera sostanziosa. Il tratto termina riunificandosi alla via piu’ lunga citata in precedenza.(nell’allegato file kmz di google earth trovate entrambi i percorsi). Da qui con un percorso in cresta si arriva ai piedi dell’ultima ripidissima erta che conduce alla vetta del Galero. Giunti in cima la vista ci appaga di tutta la fatica. Lo sguardo plana sul Pizzo d’Ormea, sull’Antoroto, sul Mindino e sugli abitati di Ormea con le sue frazioni e su Garessio. Fatta la giusta pausa per rifocillarci proseguiamo in discesa attraversando una piccola conca e poi ancora un po’ di salita per giungere fin sulla cima del Galerotto, antivetta leggermente piu’ bassa del Galero. Da qui il percorso iniziera’ a scendere piuttosto decisamente passando a fianco ed in mezzo a bei torrioni rocciosi (vedi foto). Il paesaggio è davvero affascinante ed i colori delle roccie e del cielo formano strani riflessi luminosi. Continuiamo a scendere ripidamente ancora per un po’ sinche’ giunti ad un evidente bivio svoltiamo decisamente a destra in direzione del Bocchino e della Fontana delle Meraviglie. Ora il sentiero attraversa il bosco scendendo in modo piu’ graduale e sempre ben ombreggiato. In breve giungiamo al bivio che avevamo incontrato all’inizio completando cosi’ l’anello e ripercorrendo l’ampia carrareccia torniamo verso San Bernardo.

Lunghezza: con la variante breve 13,8 km, con il percorso piu’ lungo 15 km.

 

Giudizio: percorso che alterna tratti semplici a tratti decisamente impegnativi come pendenza, in particolare il tratto definito come variante breve e l’ultimo tratto che porta sulla cima. I panorami sono bellissimi e la vista puo’ spaziare a 360 gradi. Nel complesso una escursione alla portata di tutti e sicuramente interessante.

File Google Earth:https://app.box.com/s/1kc4s2dr767x98dmd729

percorsopanoramaormea dal galerotorrionisul galero

scendendo dal galerogaressio dal galerocrocedivetta

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06 luglio 2013 Anello Melogno Monte Grosso Bric Merizzo Melogno

Il caldo ormai consolidatosi anche nelle nostre zone ci induce a percorrere un anello sfruttando le bellissime faggete che popolano la zona del Colle del Melogno e pertanto lasciata la macchina nell’ampio piazzale davanti alla Baita imbocchiamo la strada piu’ a sinistra tra quelle che si inoltrano nel bosco. La carrareccia ha solo un piccolo tratto iniziale in salita e poi comincia a scendere, in direzione Isallo, in maniera non troppo ripida. L’indicazione Terre Alte con relativo simbolo è ben evidente e ci fa da guida. Dopo un buon tratto iniziale la carrareccia si restringe divenendo uno splendido sentiero quasi interamente ombroso ed in un bosco ordinato e pulito. Cerchiamo l’incrocio col sentiero utilizzato per il downhill denominato Isallo extasy. Gia’ nei nostri giri abbiamo percorso tratti di sentieri utilizzati per le discese in mtb e quasi sempre ci siamo imbattuti in percorrenze decisamente interessanti anche da fare a piedi. L’Isallo Extasy non fa eccezione. Individuato l’incrocio (vedi file della traccia a fondo articolo) svoltiamo a destra e cominciamo a risalire. Il sentiero si mostra subito veramente piacevole sia per l’ambiente boschivo che lo circonda sia per la frondisita’ degli alberi che danno un piacevole senso di freschezza. La salita, pur con qualche tratto piu’ impegnativo,  è piacevole e sempre su fondo agevole. Il tratto termina confluendo sull’ampia carrareccia che conduce al Bric Merizzo. Da qui svoltando a sinistra, in pochi metri, giungiamo alla casetta della forestale dove possiamo fare rifornimento di acqua. Proseguiamo poi imboccando la sterrata che si dirige verso il Monte Carmo. La percorrenza è facile ed il fondo aiuta. Superiamo un paio di belvedere sull’ampia vallata sottostante che degrada verso il mare (purtroppo la foschia “da calore” rende tutto molto lattiginoso) e giungiamo ad una evidente deviazione a destra che inizia subito a salire nel bosco. In pratica percorreremo un piccolo anello sino alla Sella del Monte Grosso per poi tornare in discesa alla casetta della Forestale gia’ citata in precedenza. La sella del Monte Grosso non ha alcun rilievo panoramico pero’ in compenso la percorrenza avviene sempre all’interno di uno splendido bosco fresco e piacevole. Tornati alla casetta ripassiamo davanti alla deviazione per l’Isallo Extasy e proseguiamo dritti verso il Forte Tortagna ed il Bric Merizzo. Il Forte Tortagna ormai privatizzato non è piu’ raggiungibile ma comunque anche questo piccolo anello che ci riportera’ alla macchina avviene all’interno di una splendida faggeta ancora piu’ pulita e fresca della precedente, se possibile. Seguendo l’ampia carrareccia giungiamo nuovamente al piazzale sul Melogno ed al parcheggio.

Lunghezza: circa 11,5 km. Il dislivello non è impegnativo e solo qualche tratto ha una pendenza piu’ evidente.

Giudizio: tipico giro da mesi caldi con boschi di faggi ombrosi ed invitanti. Oppure in periodi piu’ freschi per sfruttare i punti panoramici che pure non mancano. La segnaletica è presente ma comunque resta sempre valido l’invito di utilizzare la traccia che vi allego.

 

Traccia google earth: https://app.box.com/s/hc6hylcfmfuo65qy3ht9

anello Melogno Monte Grosso altanello melogno Monte Grosso2

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29.06.2013 Anello Settepani – Osiglia

 

L’anello classico prevedrebbe la salita al Settepani o passando dalla strada asfaltata da imboccare subito dopo il Colle del Melogno o passando dalla sterrata da imboccare al trivio Osiglia-Bormida –Pian dei Corsi. In entrambi i casi pero’ la possibilita’ di incontrare i militari di stanza nella base ci induce a percorrere un’alternativa. Infatti scendendo la carrozzabile che dal Colle del Melogno scende verso Calizzano per circa due chilometri, si incontra sulla destra una bella sterrata che si inerpica subito abbastanza rapidamente nella faggeta. Questo sara’ il nostro punto di partenza e di arrivo. Quindi lasciata la macchina proprio di fronte all’inizio del percorso in un piccolo parcheggio, cominciamo a salire di buona lena. Il bosco è magnifico e la pendenza subito impegnativa. Il fondo ottimo rende piu’ agevole la salita. La faggeta mostra la sua faccia migliore col bosco decisamente pulito e col suo silenzio avvolgente. Recuperiamo circa 400 m. di dislivello sino a passare nelle vicinanze della stazione meteorologica che lasciamo alla nostra destra. Da qui in poi sara’ una lunga discesa verso Osiglia. Percorriamo qualche tratto anche ripido ma il fondo sempre compatto rende agevole l’incedere. Incontriamo qua e la mirtilli in fase di maturazione sempre in un contesto boschivo magnifico. La faggeta è veramente splendida ed il percorso assolutamente fresco. Lungo la discesa incontriamo alcuni bivi non segnati per i quali ci aiuta completamente la traccia precostruita che ho inserito nello smartphone e che ci fa da infallibile guida( traccia che trovate in fondo a questo resoconto). Giungiamo quindi a Ponzi, borgata di Osiglia. Se volessimo andare al lago dovremmo svoltare a destra, invece, dopo un veloce spuntino, prendiamo a sinistra cominciando a risalire la strada asfaltata. La strada ben presto diviene sterrata e continua sempre a salire nel bosco alternando tratti soleggiati con altri freschi ed ombrosi. Giunti finalmente ad un’ampia curva sulla sinistra vediamo una strada continuare in linea retta nel bosco sul nostro lato destro e sarebbe la carrareccia diretta a Riofreddo, invece noi tenendo la sinistra cominciamo a percorrere l’ultimo lato dell’ampio quadrilatero che costituisce il nostro anello. Il percorso alterna sempre tratti piu’ ripidi ad altri piu’ facili ma il clima fresco agevola il cammino. Giungiamo infine in vista del tratto che avevamo percorso all’inizio dell’anello e che rifacciamo ora in senso inverso in discesa. In breve siamo al parcheggio chiudendo l’anello.

Lunghezza: circa 16 km con discreto dislivello. Il percorso quasi interamente boschivo si svolge in massima parte all’ombra e sempre su ottimo fondo.

 

Giudizio: Il percorso non offre grandissimi spunti panoramici ma è decisamente consigliabile nel periodo luglio agosto perche’ si svolge all’interno di una spendida faggeta e comunque quasi interamente all’ombra.

traccia google earth: https://www.box.com/s/6318g0e372y1rgdlr6if

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22.06.2013 Anello della 24 ore di Le Manie (versione 2013)

Quasi tutti avranno sentito parlare della 24ore di mtb che annualmente si svolge a Finale Ligure in zona Le Manie, come quasi tutti conosceranno la bellezza ed unicita’ del comprensorio che sta alle spalle delle spiagge finalesi, ma credo pochissimi (nessuno?) abbia pensato di percorrere l’anello della gara mtb a piedi a mo’ di escursione. Conoscevamo bene tutti i sentieri dell’Altopiano delle Manie ma la bravura degli organizzatori della gara mtb è consistita nel  preparare il percorso raccordando i vari sentieri in un anello interamente pedalabile e di una lunghezza consistente (11.5 km). Allora perche’ percorrerlo a piedi? Per due ordini di fattori: primo perche’ percorrere un anello consente di ritornare al luogo di partenza dove si è lasciato il mezzo di locomozione; secondo perche’ la bellezza dei luoghi attraversati ben si presta ad una percorrenza podistica.

Non mi dilunghero’ qui sul percorso ne’ sulle varie e numerose deviazioni che continuamente si devono effettuare. Mi basta dire che i panorami ed i paesaggi sono mozzafiato e che la valenza botanica è davvero notevole. Vi rimando alla traccia che allego e che potrete usare navigandola con uno smartphone o aiutandovi con qualche mappa del comprensorio che trovate su internet o che potete acquistare nelle edicole e librerie della zona.

Lunghezza: 11,5 km senza grossi dislivelli ma con un continuo su e giu’ divertente ma sicuramente allenante.

 

Giudizio: percorso affascinante su paesaggi di rara bellezza. I sentieri sono quasi tutti segnati ma non trovate le indicazioni per la 24h per cui le continue deviazioni vanno monitorate in altro modo(vedi guida oruxmaps sulla destra). Da non percorrere nelle giornate di piena estate stante il terreno roccioso.

Traccia google earth kml  https://www.box.com/s/cfsiqsm8ydrp0nkmda5l

Traccia google earth kmz   https://www.box.com/s/pluibgy7x9kwho0ft6m2

percorso 24ore24ore2013altim.

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15.06.2013 Anello Cascate dell’Arroscia, Poilarocca, San Bernardo di Mendatica, Mendatica.

Partenza in perfetto orario da Finale L. alle 7.20. Autostrada sino ad Albenga poi statale per Pieve di Teco Col di Nava, direzione Mendatica. Distanza di circa 60 km. In un’ora circa siamo a Mendatica e parcheggiamo nella piazzetta sottostante la Chiesa.Alle 8.30 inizia l’escursione. Subito si imbocca la strada asfaltata in discesa e dopo pochi metri una evidente deviazione a destra , ben segnalata, ci indica le cascate. Il percorso nel primo tratto è facile su strada decisamente percorribile. Dopo poco  una deviazione sulla destra, anche questa ben indicata, ci fa entrare decisamente nel bosco. Il sentiero è magnifico e la pendenza in questa prima parte non è sensibile. Il rumore delle cascate, ricche di acque, si fa sentire da subito anticipando all’orecchio quel che vedra’ l’occhio. Giungiamo quindi alle cascate e capiamo da subito che la pur minima fatica fatta per giungervi è stata ampiamente ripagata. Certo dire che sono le piu’ “grandi” cascate di Liguria non è notizia che possa impressionare data la natura dei nostri fiumi e torrenti pero’ il colpo d’occhio e la suggestione non è proprio niente male. La ricchezza di acqua derivante da questa primavera cosi’ prodiga si manifesta tutta e la bellezza del luogo ci affascina. Effettuata la sosta fotografica ripartiamo con destinazione Poilarocca. Il sentiero sempre ben tracciato attraversa megnifici boschi di faggi dove anche i maggiociondoli si mettono in bella vista. Affrontiamo qualche tratto piu’ impegnativo reso comunque piu’ semplice dal fresco del bosco. Un sole, prima timido, poi sempre piu’ prepotente comincia a farsi vedere ed a dare nuove sfumature al verde che è ovunque. Incontriamo varie steli votive e finalmente giungiamo a Poilarocca: Il borgo, ormai in avanzato stato di deterioramento, ci accoglie con un caldo sole e con la spendida vista che finalmente si apre sui monti circostanti. Visitiamo il luogo e riprendiamo a salire verso la strada militare che ci ricondurra’ a San Bernardo. La salita in questo tratto è davvero impegnativa ma per fortuna abbastanza breve. Con un ultimo sforzo giungiamo sull’ampia carrareccia. Qui effettuiamo una pausa spuntino sempre avvolti da un caldo sole e da un’aria frizzante. Il paesaggio è davvero gradevole e la voglia di ripartire mica tanta! Pero’ tant’è ed iniziamo a scendere sull’ampia sede stradale. Da qui sino all’arrivo sara’ in pratica solo discesa. Il percorso si snoda gradevole tra distese di asfodeli e nei tratti dove il panorama si apre verso il fondovalle la nebbia e le nuvole basse che si sono accumulate sotto di noi danno qualcosa di magico e fiabesco alla vista. Con un ultimo tratto asfaltato giungiamo a San Bernardo; qui effettuiamo un rifornimento d’acqua alla fontana e poi svoltiamo a destra imboccando per un brevissimo tratto l’asfaltata che scende a Mendatica. Dopo pochi metri sulla sinistra, segnalato da simbolo bianco rosso, imbocchiamo un sentiero ed iniziamo ascendere. Dopo pochi metri facciamo un bellissimo incontro con alcuni esemplari di Aquilegia dai fiori magnifici (vedi foto) e continuando a scendere ci troviamo attorniati da Cephalanthere, una varieta’ di orchidacee, in quantita’ industriali! Il sentiero tutto zigzagante è davvero magnifico e scende a tratti anche sensibilmente. Il fondo, spesso con sassi umidi, deve indurre alla prudenza stante la facilita’ alle scivolate. Seguendo sempre i segnavia bianco-rossi giungiamo ad inrociare l’asfaltata di cui sopra che pero’ abbandoniamo dopo pochi metri imboccando nuovamente sulla destra il sentiero. In questo tratto è particolarmente scivoloso e qualcuno del gruppo ne fa le spese senza per fortuna avere grossi danni. Il sentiero termina all’ingresso del paese di Mendatica dove una strada lastricata comincia a scendere decisamente. Ed è qui che facciamo la piacevole scoperta col borgo. Le case, molto ordinate e ben tenute, danno spazio spesso a porticati o loggioni di bella fattura, talvolta impreziositi da disegni ed affreschi. I vasi di fiori e la pulizia assoluta fanno capire l’amore dei cittadini per il loro paese. Davvero una bella sorpresa! Quasi in fondo al paese svoltiamo a destra e con un ultimo tratto asfaltato ci ricongiungiamo al parcheggio di partenza.

Lunghezza: circa 11 km, con alcuni tratti impegnativi. Ma nel complesso alla portata di tutti.

 

Giudizio: gia’ solo le cascate valgono il prezzo del biglietto ma anche il borgo di Poilarocca ed il bellissimo e pulito bosco non sono da meno. Notevoli i riscontri botanici con magnifica fioritura di asfodeli, maggiociondoli, aquilegia e vari tipi di orchidee.Infine un cenno merita anche il bel borgo di Mendatica, vera sorpresa della nostra escursione.

traccia kmz: https://www.box.com/s/dzo7njrin6h1qbcjo4gv

percorso anello cascate2cascate1cascate2PoilaroccaPoilarocca2panoramaCephalantheraAquilegia

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08.06.2013 Anello Rocche Bianche, ex Palazzo de Mari, Colla del Termine, Monte Alto, San Giacomo, Rocche Bianche.

Come sempre partenza da Finale Ligure con direzione Vezzi Portio e successivo imbocco, proprio di fronte al comune di Vezzi, della carrareccia(inizialmente in asfalto) che si dirige verso le Rocche Bianche. Il fondo è discreto e richiede solo un po’ di attenzione per non rovinare il fondo dell’auto. Giungiamo cosi’ alle Rocche intorno alle 8.30 e nello spiazzo ampio davanti al monumento parcheggiamo. L’aria è frizzante ma la giornata bella. Partiamo di buona lena risalendo la carrareccia in direzione Colla del Termine. Dopo un paio di km circa incontriamo sulla destra la deviazione per il sentiero dei 5 Ponti che imbocchiamo. Cominciamo a scendere, anche decisamente, sempre seguendo la strada principale disinteressandoci di alcune deviazioni che si incontrano, sinche’ dopo circa 1 km inontriamo, nei pressi di una cascina abbandonata, una deviazione sulla sinistra. La deviazione, per quanto abbastanza evidente, non ha alcuna indicazione ne’ contrassegno (vi invito pertanto ad utilizzare la traccia che vi allego in formato kmz). Presa questa deviazione dopo breve giungiamo nei pressi della cascina abbandonata menzionata in precedenza. Qui avviene la ricongiunzione con una evidente carrareccia. Svoltiamo decisamente a sinistra sull’ampia sede stradale riprendendo a salire gradualmente. Il fondo è ottimo e dopo breve tratto giungiamo nei pressi di una costruzione, in parte lesionata e pericolante, posta in un punto estremamente panoramico sul Golfo Ligure di Levante. Si tratta dell’ex palazzo della famiglia del Marchese de Mari, costruito nel 1835, su un latifondo che la sua famiglia aveva acquisito nel 1722. Ora la costruzione mostra evidenti segni di abbandono, ma le dimensioni e la annessa cappella di Sant’Anna, nonche’ la presenza di vicine costruzioni piu’ piccole ( case per i mezzadri?) fanno pensare che la zona, ora ormai divenuta bosco, fosse un tempo coltivata. Dopo una visita alla struttura (prestare attenzione!!!) riprendiamo la carrareccia e salendo gradualmente giungiamo alla Colla del Termine, punto di snodo nevralgico nel passato per i rapporti tra la costa e la pianura padana. Sulla sinistra (provenendo dalle rocche bianche), proprio di fianco a dei tavoli da picnic si diparte in salita un sentiero piuttosto evidente e che sara’ la nostra strada per la prosecuzione dell’anello. Inizialmente in salita piu’ decisa diviene poi piu’ alterno con tratti piu’ facili, correndo sempre sul crinale che divide il lato mare da quello propriamente interno. Il sentiero in questo tratto è davvero gradevole e la vista sulla Val Bormida fa spaziare l’occhio sino alla cerchia alpina. Dopo aver superato un tratto spianato per il taglio del bosco giungiamo finalmente alla Colla delle Tagliate individuata dalla presenza di paline del metanodotto. Se andassimo a destra scenderemmo, con piacevolissima stradina boschiva, sulla carrareccia che da Mallare risale a San Giacomo, invece prendiamo a sinistra scendendo nel bosco e dopo circa 100 metri prendiamo un evidente sentiero contrassegnato sia da una riga bianca ed una rossa sia da una R rossa(scopriremo poi cos’è) con l’indicazione per Monte Alto. Il sentiero in questo tratto risale magnificamente il crinale all’interno di un meraviglioso bosco. La pendenza, dopo un primo tratto, di tipo medio diviene via via piu’ decisa sino ad essere davvero impegnativa. Con un ultimo sforzo giungiamo in cima dove una targa ricordo ci segnala che siamo arrivati ai 956 m. del Monte Alto e che il tracciamento del sentiero è dovuto al gruppo “La Rocca” (ed ecco il perche’ della R rossa come segnavia) . In questo punto la vista spazia sia sul versante occidentale marino sin verso l’estremo ponente ligure sia verso quello orientale col Savonese e Genovese: è davvero un punto magico che ripaga della dura fatica per giungervi. Arrivati a questo punto dovremmo tornare indietro, ripercorrere in discesa il sentiero sino all’imbocco e poi, girando a destra, dirigerci nuovamente verso le Rocche Bianche ma valutando la geografia del luogo e vedendo che il metanodotto discende il monte dirigendosi verso San Giacomo lasciando un’ampia traccia percorribile, decidiamo di scendere direttamente la montagna con direzione San Giacomo. La discesa che paventavamo piu’ complicata si rivela invece decisamente semplice ed in circa 1 km sbuchiamo alla Colla di San Giacomo proprio dietro al cippo commemotativo che li si trova. Da qui seguendo l’ampia carrareccia in discesa ci riportiamo verso le Rocche Bianche incontrando la strada gia’ percorsa al mattino alla partenza.

Lunghezza: circa 14 km con dislivello complessivo medio.

 

 Giudizio: percorso estremamente interessante per la valenza storico/economica della zona con interessante ascesa al Monte Alto ed ai suoi scorci panoramici. Interessante senz’altro il “!fuoripista”  dal Monte Alto alla Colla di San Giacomo. Nessuna difficolta’ di percorso ma alcuni tratti decisamente impegnativi come pendenza. Sentieri non tutti segnati ma nel complesso di non difficile orientamento.

Percorso giro originale: https://www.box.com/s/5f4plbgirbushuyneymf

 

Percorso effettuato con “divagazione” dal Monte Alto:https://www.box.com/s/2luvbfqkirm5ir5breh1

percorso effettuato

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